
Cammarata
Cammarata, sorge sulle pendici dell'omonima montagna, a circa 700 metri sul livello del mare ed è circondata da boschi e aria salubre. L'ampia area comunale fa parte della riserva naturale orientata al Monte Cammarata, la vetta più alta dei Monti Sicani. Il nucleo centrale abitato ha mantenuto le caratteristiche urbane del borgo medievale. È ricco di architettura religiosa e tra le opere d'arte custodite in queste chiese alcune hanno un notevole valore artistico. Il territorio di Cammarata, grazie alle sue terre fertili, è sempre stato naturalmente predisposto alle attività agricole e all'allevamento di ovini e bovini. A Cammarata, camminando per le antiche strade, tra quelle case, può capitare di respirare il profumo del ginestrone o quello del gelsomino, o l'odore dei buoni piatti che dalle finestre aperte, con il bel tempo, si diffonde leggermente nella aria, e lì si sente immerso nel tempo, come se il leggero vento impregnato di montagna sussurrasse la storia della città.


La chiesa madre
Dedicata a San Nicolò di Bari. E’ a tre navate e contiene nel suo interno numerose opere d’arte, tra cui un ciborio marmoreo di Andrea mancino datato 1490, una Pietà cinquecentesca proveniente dalla chiesa distrutta della compagnia dei Bianchi, un organo a canne del XVI° sec., pregevoli opere in legno fra le quali un pulpito monumentale, il Banco dei Giurati, gli stalli del coro, l’altare della Madonna dei Miracoli. Degna di nota la grande tela che raffigura Sant’Anna con accanto San Gioacchino, opera di Pietro D’Asaro, detto il Monocolo di Racalmuto, un pittore del seicento siciliano. Altra grande ed importante chiesa è quella dedicata a SAN VITO MARTIRE, anch’essa a tre navate , conserva opere artistiche di particolare rilievo. Molto interessante la tela, “ Morte Della Madonna “ di un anonimo del 600.

IL CASTELLO DI CAMMARATA
Costruito nel secolo XIII, fu dimora dei Signori di Cammarata. A seguito di crolli, avvenuti in epoche diverse, è rimasto ben poco dell’intera struttura: alcuni muri perimetrali, una parte dell’antico edificio, oggi sede dell’Istituto religioso “Figlie di Maria Ausiliatrice” e la torre. Dopo la fine del feudalesimo sorse una controversia fra gli eredi dei Signori ed il Comune per contendersi la proprietà del Castello. Successivamente si giunse ad un compromesso, per cui toccò al Comune una parte di esso, precisamente la torre, che fu utilizzata come carcere mandamentale fino agli anni 70. In seguito l’intera struttura è stata considerata patrimonio architettonico da salvare, ed è stato oggetto fino a qualche anno fa di interventi di restauro e consolidamento. Oggi la torre, che è la parte meglio conservata, in attesa di istituirvi un museo permanente, è utilizzata per l’allestimento di mostre e manifestazioni varie.